Torniamo al libro: pubblicato per la prima volta nel 1989 da Stephen Covey – manager, professore, autore nato nel 1932 e scomparso nel 2012 – “The seven habits of highly effective people” subito divenne subito un best seller globale. Ormai, è definibile un “long seller”.
Di che si tratta? In superficie, di una serie di principi relativi alla vision personale, alla leadership, alla gestione, alla comunicazione e alle relazioni. Più in profondità, propone una determinata disciplina di vita, un percorso di sviluppo personale prima che manageriale, ovvero un modo di vivere. Ma oggi qui non parlerò del libro: se ti interessa, lo puoi leggere e arriverai alle tue personali conclusioni, che mi farebbe molto piacere che condividessi con me.
Cosa mi ha insegnato questo testo?
Innanzitutto un principio che mi ha letteralmente cambiato la vita: il “win-win”, che cerco di trasmettere da anni ad assistenti, colleghi, figli, e – se occorre e se le condizioni lo consentono – propongo ai miei coachee.
Si tratta di un sovvertimento totale dei principi di vita e di lavoro individualistici, imperanti dal dopoguerra e diventati sempre più radicali anno dopo anno: progettare, cercare, costruire la posizione di reciproco interesse e vantaggio. Quindi, fiducia, rispetto, paradigma di abbondanza. E non-violenza, aggiungerei io.
La saggezza di Stephen Covey si palesa non solo nei principi e nella loro descrizione, ma anche in frasi lucide come: “il paradigma vinco/vinci può sopravvivere in un’organizzazione soltanto quando i sistemi lo sorreggono. Se parlate in termini di vinco/vinci, ma il sistema premiante è secondo la formula vinco/perdi, avrete un programma perdente”. Questo esempio ti dà subito un’idea di come Covey non sia un teorico astratto, ma conosca molto bene la vita aziendale, le relazioni, padroneggi e proponga uno sguardo sistemico, mettendo in guardia da tranelli o superficialità, e sempre – dico sempre – spingendo positivamente alla consapevolezza e all’impegno.
Parlo di consapevolezza e di impegno, perché – tornando all’esempio del win-win e della chiosa sul sistema che lo debba sorreggere –, Covey incita ad avere una visione sistemica, ad individuare il VERO sistema sotteso e ad impegnarsi per modificarlo, nel caso in cui non sia già genuinamente e sinceramente a favore dell’efficacia e dello sviluppo, della fiducia e del rispetto.
Ci sono certamente altri grandi apprendimenti, come la distinzione, fatta propriamente a inizio del libro, tra “carattere etico” e “etica della personalità” e disquisizioni sulla sfera di coinvolgimento e sfera di influenza, sulle priorità, sulla pianificazione, sull’empatia, ovviamente sulla sinergia, sul percorso dalla dipendenza all’indipendenza e da qui all’interdipendenza: una miniera!
A cosa pensi, quando parli di “successo”?
A tuo avviso, oggigiorno, quali sono i difetti dell’approccio “win-win”?
E i pregi degli approcci “win-lose” e “lose-lose”?