Perché ti parlo, oggi, di António Lobo Antunes? Prima di tutto perché la sua produzione rappresenta un pezzo importante della mia vita e poi perché, quando si parla di flusso di coscienza, dialogo interiore, stream of consciousness, si parla di Voice Dialogue, sempre e per sempre.
António Lobo Antunes è, lo scrivevo all’inizio, uno psichiatria e mi piace immaginare che proprio durante la sua esperienza professionale presso l’Ospedale Miguel Bombarda di Lisbona (narrata in “Memória de Elefante”, testo del 1979, non ancora tradotto in italiano) abbia imparato a cogliere, ascoltare, onorare e rappresentare i tanti pensieri, sentimenti, emozioni, voci, motivazioni, Sé che necessariamente popolano il nostro dialogo interno, affratellando individui “sani” e “malati”.
Probabilmente ignaro del Voice Dialogue, di certo António Lobo Antunes de facto ne è l’aedo, offrendo al lettore un affresco dettagliatissimo, vivo, struggente e laico della complessità e della ricchezza dell’esperienza umana e un accesso diretto alle menti dei suoi personaggi, che immancabilmente si esprimono – come potrebbero fare diversamente? – in prima persona singolare.
Quando mi innamorai di lui? Dopo la “capata” per José Saramago, non potei non inciampare in “In culo al mondo” e tra quelle lettere stillanti sangue riconobbi e, al tempo stesso, compresi in profondità le mie lunghe chiacchierate giovanili con malati psichiatrici e tossicodipendenti di lungo corso, conosciuti durante il mio periodo da obiettore di coscienza e anche successivamente. Le mie capacità di ascolto si erano allenate con quelle maree di parole che sfidavano realtà e sogno, il prima, il durante e il dopo del flusso “standard” del tempo, che mischiavano con disinvoltura i soggetti narranti (talvolta persino inanimati), e di colpo, con stupore, ritrovai quel setting, quella complessità, quella ricchezza di sentimenti espressi senza pudori, calcoli e ritrosie su pagine odorose di inchiostro.
Per ciò che scrive, per il servizio che svolge, per il mio vissuto, per la mia sensibilità, per il Voice Dialogue… ecco perché, per me, António Lobo Antunes è senza dubbio il più grande narratore vivente!
E da anni mi domando persino che senso abbia continuare a fare narrativa dopo Lobo Antunes…
Contattami per sapere di più sul Voice Dialogue e su come tu possa beneficiarne.
P.S: Nella sua modestia, caratteristica del vero genio, António Lobo Antunes afferma di essere stato influenzato da Faulkner, Céline, Proust e dal Joyce dell’Ulisse, ma a mio avviso nessuno è mai riuscito così plasticamente e realisticamente a riprodurre la ricchissima vita interiore dell’Uomo moderno. Ad eccezione, forse, di un numero di pagine sovrannaturali di Faulkner (soprattutto del Faulkner de “L’urlo e il furore”, quando fa esprimere il demente Benjy), in cui il soggetto pensante porta con sé anche un suo proprio vocabolario, cosa che il nostro autore non vuole o non riesce a fare.